Gentile Direttore, Le invio la presente con
invito di pubblicazione, se lo riterrà opportuno, allo scopo di gettare un
sasso in questa “ normale “ campagna elettorale fra affabulatori di professione
ed affaristi sottobanco.
Manca infatti il convitato di pietra con il
quale nei prossimi cinque anni si dovrà in ogni caso fare i conti. Mi riferisco
al prelievo della risorsa economica per il comune, dell’uso che se ne farà, di
chi controlla cosa e del rapporto cittadino – comune e di chi alla fine è
l’effettivo responsabile di fronte al cittadino.
Mi
rafforzano in questo convincimento, maturato in anni di attività, due ultimi
eventi: il primo riferito all’Expò che conferma se ve ne era ancora bisogno
come libertà nell’uso del danaro senza controlli preventivi e verifiche in
corso di gestione è il nodo di ogni riforma, il luogo oscuro in cui si annida
clientela, corruzione, sistema di appalti e di potere; il secondo derivante dai
dati Istat sulla finanza locale e sul prelievo locale che conferma
l’inarrestabile trend del 170% in più negli ultimi dieci anni e del + 10,9%
nell’ultimo anno, per l’Istat il 2012, il
che vuol dire per l’Umbria un valore pro capite di € 936 di cui 655 per entrate
tributarie. Ora se teniamo conto che il governo nazionale per fronteggiare
welfare, debito pubblico, investimenti e rilancio occupazione e quant’altro deve
inevitabilmente rastrellare risorse, la tendenza dei prossimi cinque anni non
può che essere esponenziale. Arriveremo a € 1154 pro capite, a 3500 euro l’anno
a famiglia media di tre persone?
La democrazia di fatto negli anni sempre più
delegata agli eletti ha funzionato fino a quando la quantità delle risorse in
circolazione ha consentito due livelli di soddisfazione, quello individuale e
quello partitico. La crisi economica ha
invero generato rabbia, rifiuto, forse anche fra coloro che negli anni il
sistema hanno appoggiato e ne hanno individualmente beneficiato per la
considerazione che quel beneficio non è più ripetibile per le proprie giovani
generazioni.
Occorre quindi modificare le regole del gioco
restituendo ai cittadini quello che è loro ovvero il controllo e la verifica
del prelievo della risorsa e dell’uso che se ne fa. Per paradosso si può
affermare che dovrebbe essere questo l’oggetto della campagna elettorale e non
solo i meri, molto meri, programmi di partiti destinati inevitabilmente a
scontrarsi poi con la limitatezza delle risorse.
Sul come non c’è molto da dilungarsi, non
servono leggi nazionali né renziani convinti o convertiti dell’ultima ora, è
sufficiente l’utilizzo della tanto conclamata autonomia locale con l’esercizio
della propria potestà regolamentare.
Poche regole, non di mero principio come è
solito, ma redatte in modo puntuale e chiaro; alcuni semplici esempi :
definizione del programma di governo – che non è quello elettorale – a fronte
di entrate certe e non presunte;
suddivisione delle risorse disponibili in linee di attività definite in
tempi certi e risultato concreto, assegnazione contestuale al dirigente, che è
opportuno ricordare come l’unico nel
comune che abbia capacità di gestione nell’ambito di quanto assegnato, compito
allo stesso dato di illustrare in orario di maggiore ascolto via tv, internet
od altro il work progress del proprio programma, le spese effettuate, i
contratti stipulati, le difficoltà incontrate e la pubblicazione delle fatture
inerenti quella linea di attività; ultimata questa, operazioni di customers
satisfaction fra i cittadini interessati alla attività per la reale verifica
dell’efficacia, le cui risultanze sono da utilizzare sia per un eventuale aggiustamento
degli obiettivi, ma soprattutto per la valutazione annuale del dirigente da non
lasciare solo a chi tra l’altro l’ha anche
nominato.
Le conseguenze: maggiore valenza della
professionalità del dirigente chiamato a confrontarsi con i cittadini e meno
vincoli rispetto all’assessore di riferimento; necessità del dirigente di
qualificare il personale a propria direzione e di gestirlo in conseguenza, come
afferma la legge mai o scarsamente applicata, con i poteri del datore di lavoro
privato e non con altri …. poteri; attenzione
e conseguente valorizzazione del merito dei dipendenti, minore possibilità di
interessi privati, più economicità ed efficienza nella gestione soprattutto se
nella gestione dei servizi in economia diretta venga applicata a fianco della
contabilità pubblica non come oggi la contabilità generale, ma la contabilità
analitica.
Vale la pena di ricordare, sempre con i dati
Istat 2012 che in Umbria, il 29% della spesa corrente dei comuni va in
personale e il 54% in beni e servizi, quindi un “ malloppo “ consistente? E che
i tributi locali concorrono al 61% delle entrate correnti?
Quante le economie deducibili? Quante risorse
da destinare ad altre necessità? Quante dirottabili in lavori pubblici che
consentano occasioni di lavoro e di occupazione?
Ma altra conseguenza di cui si potrebbe
parlare a lungo è una coerente modifica della figura dell’assessore, quello
delegato per intenderci, il cui ruolo nel corso degli anni a seguito di accordi
pre elettorali ha assunto ruolo e funzioni non sempre corrispondenti al dettato
normativo; quella del sindaco come tutore della qualità di vita quotidiana dei
cittadini e da intendersi non più deus
ex machina ma come un eletto …. dai cittadini ….. per essere attento interlocutore dei comuni
limitrofi e degli enti e degli interessi che interagiscono sul territorio, da
quello economici a quelli istituzionali, lo Stato, la regione, le Aziende
sanitarie, le società di servizi pubblici e come colui tenuto, periodicamente, a
riferire pubblicamente ed a fronte della
stampa e della associazioni dei cittadini sullo stato del territorio che gli è
stato affidato .E’ che dire di una consultazione della cittadinanza a metà legislatura per la verifica del programma di governo e per meglio conoscere direttamente se sono mutate condizioni, bisogni, necessità? E della consultazione dei cittadini in zone interessate da investimenti, trasformazioni urbanistiche o impianti di forte impatto ambientale?
Si potrebbe continuare …….. Ovviamente mi attendo che qualcuno dei
candidati che va per la maggiore esprima il suo pensiero in merito, pensiero
che non assomigli a quello del Pangloss di Voltaire.
Grato
per l’attenzione Enrico
GaetanoCandidato in Perugia dei Valori
P.S. Non
ignoro che da dieci anni a questa parte la legislazione ha insistito sulla
necessità dei controlli interni nei comuni, del controllo di gestione,
di quello strategico etc, ma a parte che delle risultanze di questi controllo
quasi tutti formali e a consuntivo il
cittadino “ normale “ non ne sa nulla, qualcosa non deve aver funzionato se
recentemente le sezioni regionali della corte dei conti sono state chiamate a
verificare la funzionalità dei controlli interni nonché la legittimità e la regolarità
delle gestioni dei comuni italiani.